N° 22
(PARTE TERZA)
Che
tipo di vita ti aspetta quando sei Capitan America? A volte tu, Jeff Mace,
rimpiangi di non esserti posto questa domanda prima di accettare il pesante
fardello di interpretare il ruolo dell’incarnazione dei più autentici valori
del cosiddetto Sogno Americano, valori che fin troppo spesso sono stati
pervertiti e traditi proprio da coloro che avrebbero dovuto difenderli. Ma
Capitan America non serve un governo o un partito, serve un ideale e gli ideali
sono padroni molto severi. Il che ci riporta alla domanda iniziale: che ti tipo
di vita ti aspetta quando sei Capitan America? Specialmente quando non sei
l’originale e cerchi di vivere all’altezza di una gloriosa tradizione? La
risposta? Non molto bene, quando ti chiami Jeff Mace ed i doveri connessi a
questo maledetto costume configgono con i tuoi tentativi di costruirti una vita
privata. Non ti bastava doverti battere con i Figli del Serpente,[1]
dovevi anche seguire i Vendicatori prima in Slorenia e poi a L’Aja per
combattere Ultron ed Alkhema.[2]
Ne sei uscito con qualche ammaccatura e proprio quando pensavi di poterti
riposare, ecco arrivare una telefonata che ha mandato tutto all’aria. Morale
della favola, eccoti qui a saltare da un aereo sperando che il paracadute si
apra e che la caviglia slogata nella lotta contro Ultron/Alkhema regga. Proprio
bella la vita dell’eroe simbolo dell’America, vero?
Ok, facciamo un passo indietro e
vediamo come siamo giunti a questa situazione. Per la precisione ad un paio di
giorni fa, mentre il nostro eroe in bianco rosso e blu era impegnato a
combattere i “figli” di Alkhema in Slorenia. Ritroviamo due membri del nostro
variegato cast, J. William Mace, padre dell’attuale Capitan America, e sua
figlia Elizabeth, avvocato e capitano dei Marine, attualmente in licenza, in
un’affollata hall di un grande albergo, affittata per un ricevimento privato.
L’uomo che viene loro incontro è di
piccola statura, i capelli sono radi e bianchi, il volto percorso da fitte
rughe, impossibile dire con precisione quanti anni abbia, dovrebbe essere
vicino ai novanta, pensa Lizzie.
-Ah il caro Jeffrey,
è un piacere rivederti.-
Dev’essere il solo uomo in tutta la
terra a chiamarmi col mio primo nome invece che Will come tutti gli altri,
pensa Will Mace, reprimendo un sorriso.
-La trovo bene Sir
Roger.- replica educatamente stringendo la mano rugosa del vecchio.
-Solo Roger per te,
ragazzo mio.- replica l’altro –Lasciamo stare i formalismi, dopotutto, quando
eravamo nei Crociati, tuo zio mi chiamava piccoletto ed altri nomignoli simili,
per non parlare degli epiteti affibbiatimi dai nazisti. Ah! Quelli erano tempi,
agire direttamente in Germania, in casa del nemico e beffarlo continuamente,
giocando con la morte. Ma scusate, sto divagando, capita a noi vecchi, a volte.
Immagino che questa deliziosa fanciulla sia la tua figlia maggiore, Elizabeth.
Certo, sei cresciuta ragazza da quando ci vedemmo l’ultima volta. Vediamo…
avevi 15 anni, giusto?-
-Quattordici.-
replica pacatamente Lizzie. –
-Così tanto? Mmm
spero non fosse al funerale di Capitan Meraviglia, ma no… doveva essere il
battesimo della nipote di…-
Lizzie ha smesso di ascoltarlo, si sta
guardando intorno, chiedendosi quanti di quegli uomini e donne decisamente
avanti con gli anni fossero, come li chiamavano allora, Uomini (e Donne) del
Mistero. La maggior parte di loro non aveva nemmeno superpoteri come quelli di
oggi, si mettevano addosso un costume colorato, una maschera, qualche gadget, o
con solo la loro abilità atletica ed i pugni e via a combattere criminali o
spie naziste. Si è spesso chiesta: perché? Qual era la molla che li spingeva,
quale segreta ansia? Una spinta morale o altro? Non le importa, in fondo,
questo è il mondo che ha respirato sin da bambina, a cui ha sempre bramato
appartenere; il motivo vero per cui si è arruolata nei Marines e, fin da prima,
si è sottoposta ad allenamenti durissimi: per essere pronta quando fosse venuto
il momento. Ma quel momento non è mai venuto, perché suo padre (ed anche tutti
gli altri, a ben vedere) erano e sono tuttora tenacemente convinti che il ruolo
di Capitan America potesse spettare solo ad un maschio, vale a dire suo
fratello Jeff, e lei non era certo disposta a mettersi una mascherina ed essere
la Bucky della situazione. Certo che a volte…
-Si fatica ad
immaginarli in costume, vero?-.
Lizzie si volta per vedere una
faccia familiare: un giovane di colore che riconosce anche senza uniforme, il
Tenente di Marina Martin Luther King Mitchell, che ha conosciuto a bordo della
Portaerei U.S.S. Simon Savage. Si salutano e Lizzie esclama:
-Allora avevo
ragione, tu sei davvero…-
-Uno dei nipoti di
Davy Mitchell, la Trottola Umana? Infatti.- risponde Martin E tu, invece, sei
la nipote di Jeff Mace, ovvero il Patriota e Capitan America III, vero?-
E
la sorella dell’attuale Capitan America, ma se non sei tra quelli che già lo
sanno, non sarò io a dirtelo, pensa Lizzie, mentre risponde:
-Vero. Bella
coincidenza che ci siamo trovati insieme sulla Savage, no?-
-Dici? Io non credo
molto a questo genere di coincidenze.-
Nemmeno lei a dire il vero.
Si
fanno chiamare la Società dei Serpenti, un gruppo molto vasto e variopinto di
supercriminali mercenari, i loro nomi di battaglia, costumi e poteri sono,
ovviamente, ispirati a quelli dei serpenti. I loro poteri sono naturali, oppure
derivano dai gadgets dei loro costumi, in ogni caso, come i serpenti di cui
portano il nome, sono pericolosissimi.. O almeno vogliono esserlo. Questi
quattro, ad esempio: Rock Python è un veterano sperimentato, Colubro ha già
diverse missioni all’attivo, ma Marasso e Diamante sono, nonostante i nomi
conosciuti, debuttanti assoluti e la ragazza, bisogna dirlo, è decisamente nervosa. La missione che è stata loro affidata da un
committente sconosciuto (a loro, ma non, ovviamente, al loro capo Sidewinder) è
all’apparenza semplice: entrare nel rifugio segreto della cosiddetta Baronessa
e rapirla dopo aver distrutto tutto quello che possono. Che motivi abbia chi li
ha assunti per volere la Baronessa e come faccia a conoscere il suo rifugio
segreto, non è cosa che li riguardi. Del resto, tra poco questi quattro
serpenti avranno altri problemi di cui preoccuparsi.
Diamante è la prima sobbalzare
quando ode la voce sprezzante alle sue spalle:
-Non so perché siete qui, ma se cercate guai, li avete trovati!-
I quattro si grano e dinanzi a loro è ferma, in piedi, la scattante figura della donna conosciuta come Citizen V, nel costume ormai sin troppo conosciuto, che punta loro contro la lama della sua spada.
-Ho sentito parlare di te.- dice, duro, Rock Python –Ti atteggiavi a supereroina, ma, in realtà sei la moglie del Barone Zemo.-[3]
-Ti sbagli.- ribatte Citizen V –Heike Zemo mi ha impersonato per un po’, ma io non sono lei e non è una bella notizia per voi.-
-Bah, se sei Heike Zemo sei proprio la donna che cercavamo…- commenta Marasso –Anche se ti preferivo in guepiere, a dir la verità. Se non lo sei, beh sarà comunque un piacere occuparsi di te.-
-Tu ed i tuoi amici dovete solo provarci.- li stuzzica Citizen V.
-Attenta a quel che dici, donna!-
Così dicendo, Rock Python salta verso Citizen V, che è, però, lesta a colpirlo di piatto con la sua spada, arrestandone lo slancio.
-Ehi!- esclama Diamante –Pensavo che voi eroi non uccideste. Com’è che usi la spada tu?-
-Non uccido senza necessità, ma questa spada ha molti talenti, come capirai se ti avvicini abbastanza.- replica l’altra.
-Non ho bisogno di avvicinarmi, ho i miei dardi velenosi a fare il lavoro per me.-
Prima regola, pensa Citizen V: non annunciare mai al nemico le tue intenzioni, può trovare una scappatoia. Per esempio: quello che sta facendo lei è scartare e fare una doppia capriola per sfuggire alla traiettoria dei dardi velenosi. Peccato che nel finale di manovra inciampi nel suo stesso mantello, finendo rovinosamente a terra.
Maledizione, pensa, mentre Rock Python le si avvicina minaccioso, sono stata ferma troppo tempo, non sono abbastanza in forma e, se non mi sbrigo, mi troverò presto in guai seri, molto seri.
2.
La caduta libera prosegue ed in attesa del momento di aprire il paracadute, i tuoi pensieri corrono a quello che è diventata la tua vita da quando hai accettato di diventare Capitan America. Vita privata praticamente zero. Da quanto tempo non vai con una donna? Troppo per starci a pensare, ma se esci vivo da questa missione, lo giuri, andrai da Joy Mercado e riprenderai un discorso interrotto. Già, se ne esci vivo, ma chi ha detto che lo farai? Una volta o l’altra dovrà pur capitare il peggio, no? Ma non oggi, non oggi, per carità E intanto il suolo si avvicina.
Palazzo dei Vendicatori, ieri. La minaccia di Ultron è stata sconfitta ancora una volta e stavolta tu hai contribuito ad impedire che spargesse altro sangue. La cosa ti fa sentire bene con te stesso. È quando accadono queste cose che ti sembra di non dubitare della giustezza dell’aver accettato il manto di Capitan America. Non hai deluso coloro che confidavano in te e questo è l’importante. Ora sei di turno ai monitor, gli altri avevano tutti delle faccende personali: Occhio di Falco ha parlato di una visita ad un amica, Wonder Man è all’ospedale con Scarlet che si è scoperto essere incinta ed anche Wasp è con loro, ma tu hai preferito restartene da solo. Sono cose molto personali e tu non senti di aver già raggiunto con loro quel grado di confidenza necessario, anche se adesso loro…
-Caffè Padron Cap? O forse preferisce del the?- è la gentile voce del maggiordomo Jarvis. Certo sa muoversi molto silenzioso
-Il caffè andrà benissimo, grazie Jarvis, sai credo che lei sia la vera spina dorsale dei Vendicatori.-
Edwin Jarvis si concede un sorriso:
-Troppo buono.- risponde –Sono solo un fedele servitore, ma sono soddisfatto se quel che faccio contribuisce ad un bene più grande… come lei, del resto. È qualcosa di cui essere orgogliosi.-
-Lei dice?-
.Io credo di si, sir. Lei ha dimostrato d’essere degno della fiducia che le è stata accordata da Padron Rogers.- continua Jarvis.
-Davvero? Eppure a volte lo dubito. Non sono certo di essere all’altezza del mito di Capitan America..-
-Sono dubbi comprensibili, certe volte il compito che lei è gli altri sembra un fardello insopportabile, specialmente se si deve tener alta una gloriosa tradizione, ma abbia fede in se stesso e non dubito che ce la farà… dopotutto, non lo dimentichi, è lei e nessun altro ad essere Capitan America.-
-Faro in modo di non dimenticarlo Jarvis.-
-Ne sono convinto signore.-
Jarvis si allontana portando via il vassoio con la tazza ormai vuota e tu ti chiedi come ha fatto un uomo del genere ad essere solo un maggiordomo. Non troverai la risposta stavolta.
Quando Lizzie Mace si risveglia ha un cerchio alla testa, ha decisamente esagerato con i drink ieri sera e non è più abituata a bere. Le capitava di ubriacarsi talvolta all’Accademia, un modo per dimostrare di essere all’altezza del resto degli allievi maschi. Una stupidaggine, l’aveva compreso in seguito ed aveva smesso. Se deve essere onesta con se stessa, deve ammettere di aver scelto la carriera militare per dimostrare a suo padre d’essere brava quanto qualsiasi uomo. Il ruolo di Capitan America doveva toccare a lei, ne è sempre stata sicura, lei era quella più adatta, la più brava nelle discipline fisiche e con la mente allenata, quella che ha sempre voluto quel ruolo, non Jeff, lui ha accettato per senso del dovere, ma ne avrebbe fatto a meno volentieri. Eppure è in gamba, questo è certo, se la cava meglio di quanto lui stresso pensi, di quanto pensassero tutti. Uscita dalla doccia Lizzie si rimira allo specchio. Non è affatto male, pensa, ma allora perché sono due anni che non ha un uomo? Colpa del suo caratterino pepato le direbbero in tanti, mah! Scaccia il pensiero molesto e si veste. poi esce dalla stanza. Deve parlare con una certa persona a proposito di una coincidenza.
Martin Mitchell è nella sala delle colazioni dell’Hotel.
-Salve.- la saluta –Pensavo che i VIP si facessero servire la colazione a letto.-
-Non questa figlia di VIP.- risponde lei sorridendo –Posso sedermi?-
-Certo, questo è un paese libero, no?- risponde lui.
-Così dicono.- ribatte Lizzie sedendosi –Speravo d’incontrarti. Dobbiamo parlare di una certa coincidenza.-
-Bene, perché incuriosisce anche me… e chiamami Marty.-
-E tu non chiamarmi Lizzie o Betty se non vuoi trovarti con i denti rotti -
Ridono entrambi e non fanno caso all’uomo al tavolo accanto a loro che li fissa, apparentemente interessato, e poi rivolge ostentatamente lo sguardo al foglietto del menù.
3.
Il suolo si fa sempre più vicino, ma tu attendi, non è ancora il momento di aprire il paracadute. Non è da Capitan America essere impaziente, quindi attendi e, mentre guardi il suolo farsi sempre più vicino non puoi non ripensare al motivo per cui ti trovi qui adesso.
Rientrare a casa dalla finestra non è affatto insolito per te, più insolito, invece, è trovare qualcuno seduto nell’unica poltrona della stanza.
-Bentornato a casa ragazzo.- dice una voce che riconosci immediatamente.
-Colonnello Fury.- esclami –Cosa la porta qui? Credevo avesse cose importanti a cui badare. Che so, uno scandalo a proposito di una certa prigione cubica.-[4]
-Stai diventando troppo sarcastico ragazzo.- replica Nick Fury alzandosi dalla poltrona. –So occuparmi bene dei miei pasticci, non preoccuparti. Piuttosto sono qui per un lavoretto.-
-Non credevo di essere il galoppino dello S.H.I.E.L.D.- ribatti.
-E chi ha parlato dello S.H.I.E.L.D.?- replica Nick –In questa faccenda faccio solo da messaggero.-
Sei improvvisamente attento.
-Per conto di chi?- chiedi.
-Diciamo che è un vecchio amico di tuo nonno e del tuo prozio, vogliamo chiamarlo un crociato?-
Serri le labbra e mormori:
-Capisco.-
-Quel che non capisco io, è perché non ti abbia semplicemente fatto telefonare da tuo padre, questi inglesi sono tutti eccentrici. Bah! Veniamo al dunque: immagino tu sappia tutto di Citizen V…-
-Credo di saperne abbastanza, si.-
-Bene, così non mi perderò in troppe spiegazioni, ti basti sapere che sei stato arruolato in una missione di soccorso.-
Ascolti attentamente ogni parola.
La donna sotto la maschera di Citizen V ansima, maledicendosi per la sua imprudenza, mentre le forti mani di Rock Python le stringono il collo nel tentativo di spezzarlo. Sei stata stupida, si dice, mentre cerca di elaborare una qualsiasi strategia, ma la sola che le viene in mente è una mossa disperata. Sferra una ginocchiata all’inguine dell’uomo. Grazie al cielo, anche se è enormemente resistente, ha il solito punto debole di tutti gli uomini. Ora tocca a lui ansimare, mentre lei si rimette in piedi, ma è chiaro che, comunque, lei non ha grandi speranze contro tutti e quattro. Deve darsi della stupida per non essere fuggita quando poteva.
3.
Il paracadute si apre, finalmente, e tu cali lentamente. Giunto in prossimità delle cime degli alberi, ti prepari all’impatto col terreno ed esegui un atterraggio da manuale. Rapidamente avvolgi il paracadute e lo nascondi. Tutto secondo l’addestramento, bravo ragazzo. Ora devi trovare l’ingresso a questo cosiddetto rifugio segreto e quando ci riesci, scopri che ti hanno preceduto. Qualcuno ha fatto una piccola strage qui dentro, ma chi? Non hai che un modo per scoprirlo. Avanzi.
Sede dell’F.B.S.A. di New York, in un ufficio messo loro a disposizione dall’ADIC[5] Derek Freeman, i due Agenti Speciali giunti dalla sede di Washington Jack Daniels e Alexandra “Allie” Magruder stanno esaminando dei fascicoli. Fanno certo un bel contrasto tra loro: lui alto, muscoloso, capelli biondi, occhi azzurri, il perfetto esempio di WASP;[6] lei, non molto alta, slanciata, pelle color caffelatte, occhi scuri ed intensi, portamento elegante; eppure hanno dimostrato spesso di essere una squadra molto efficiente. A di la verità Allie è disturbata dal fatto che il suo compagno ha spesso delle lunghe assenze, a quanto pare, per incarichi segretissimi e solitari di cui lei non è autorizzata a conoscere i particolari. Chissà quale sarebbe la sua reazione, se sapesse che Jack è in segreto il supereroe chiamato U.S.Agent e che i suoi incarichi segreti riguardano proprio la sua seconda identità? Ma questo è un segreto che Allie non è autorizzata a conoscere, quindi sorvoliamo su questo e concentriamoci sulla loro missione attuale.
-E questo è l’ultimo.- proclama Allie alzando lo sguardo dal monitor del computer. –Sai, mi chiedo come mai è proprio New York ad avere la più alta concentrazione di superesseri della Nazione, se non del pianeta.-
-Forse perché New York è la più grande città della nazione?- ribatte Jack con tono un po’ annoiato –Questa città ha sempre attirato i balordi come mosche sul miele. Comunque, ormai li trovi un po’ dovunque.-
-Vero. La California si va riempiendo, poi ci sono: quella Aracne a Denver, I Rangers nel Sud Ovest e a Chicago…-
-Ho afferrato il concetto.- taglia corto Jack –Ora pensiamo al tipo su cui siamo venuti ad indagare: il cosiddetto Superpatriota.-
La Società dei Serpenti ha fatto un ottimo lavoro nello sbaragliare gli sgherri della Baronessa, non c’è che dire, e non hanno avuto pietà. I corridoi sono cosparsi di cadaveri. Ti chiedi quanti sono stati a compiere questa piccola strage. Saresti sorpreso di sapere che erano solo 12, divisi in tre gruppi di quattro? Capitan America non dovrebbe sorprendersi di niente, giusto? Una serie di rumori attirano la tua attenzione. Qualcuno sta combattendo proprio dietro l’angolo. Non stai nemmeno a chiederti chi sono, ti precipiti dietro l’angolo come un vero eroe dovrebbe fare e trovi… la donna chiamata Citizen V accerchiata da quattro Serpenti. Hai letto le loro schede, sai chi sono, ma uno di loro non era morto? E l’altra… Diamante, non era diventata Snapdragon. E non vi eravate affrontati sull’Isola di Superia?[7] Ma, forse questa è una donna diversa, i suoi capelli non sono rossi. Non stai a pensarci, getti il tuo scudo in mezzo a loro e poi, mentre dopo averli colpiti, torna verso di te, intimi:
-Adesso basta, fermatevi!-
Si voltano a guardarti e poi Colubro dice:
-Ci hai preso di sorpresa. È vero, ma noi siamo in quattro e siamo potenti, pensi davvero di cavartela contro di noi?-
Steve Rogers avrebbe tirato fuori una frase ad effetto, tipo. “È vero, siete solo quattro” oppure un semplice “Si!”, tu taci e ti prepari all’inevitabile.
4.
Quartier Generale della campagna Elettorale di Sam Wilson per la Corsa al Senato di. Stato. A volte Sam si chiede perché si è imbarcato in quest’avventura. Non gli bastavano le sue attività come assistente sociale ed il supereroe Falcon? Doveva proprio candidarsi ad una carica pubblica? E perché? Desiderio di servire la gente od ambizione personale? La risposta è ovvia, dopotutto. Un po’ entrambe le cose e non è pentito della sua decisione. Sta riflettendo su questo quando nel piccolo ufficio entra la direttrice della campagna elettorale, una donna che conosce benissimo: Leila Taylor. Un tempo erano una coppia, ma poi, lei accettò un offerta per lavorare nello staff di un senatore di colore e partì per Washington, persero i contatti ed infine lui si lasciò coinvolgere in quella faccenda di Onslaught. Per farla breve non si sono più visti e sentiti da oltre due anni. Forse, però, quello che c’era tra loro non è scomparso del tutto, forse può essere recuperato. Lui non ha avuto altre donne in questo periodo e non perché gliene sia mancata l’occasione. Parlano dell’andamento della campagna elettorale, di come Sam sia in testa ai sondaggi nelle incombenti primarie, poi lui le chiede:
-Leila, ti andrebbe di uscire a cena, in onore dei vecchi tempi?-
Lei gli rivolge uno sguardo strano, poi, alla fine risponde:
-Sam, c’è una cosa che, a quanto pare, non ti ha detto nessuno, e che devi sapere: anche se continuo ad usare il nome di Leila Taylor… ho sposato il Senatore Kamal Rakim ed abbiamo anche due figlie, due gemelle.-
Le sorprese non finiscono mai, sembra.
Rock Python salta verso di te, ma tu ti prepari ad accoglierlo, gettandoti indietro, fermandolo con i piedi e proiettandolo oltre la tua testa, contro la parete opposta. Salti, evitando la coda di Colubro e ti rimetti in piedi. Non male per uno che ha appena cominciato a giocare in Serie A, ma non cullarti sugli allori, finora non hai fatto altro che difenderti, dovresti essere tu a prendere l’iniziativa, ma qualcuno è più svelto di te, sembra.
Citizen V colpisce Marasso col piatto della spada mentre si appresta a lanciare le sue sfere velenose.
-Non si voltano mai le spalle ad una signora non lo sai?- dice l’eroina –E tu…-si volge verso Diamante -… che ne pensi?-
La ragazza non parla, forse è spaventata, arretra verso una parete fissando la lama della spada di Citizen V.
-Forse dovremmo fare una bella chiacchierata tra donne. Capitano ce la fai ad occuparti degli altri due?- ti chiede.
Uhm, penso di si.- rispondi.
-Ah tu e quale esercito?- ribatte Colubro –Noi abbiamo tenuto testa al vero Capitan America, una copia come te non ci fa paura.-
-Staremo a vedere.- proclami e ti lanci temerariamente contro di lui e Rock Python, afferrandoli entrambi e trascinandoli a terra. Mentre fai una capriola, sferri un calcio al mento di Colubro, abbattendolo, nel contempo, afferri Rock Python e ti spingi all’indietro, ripetendo il giochetto di farlo volare sopra la tua testa, mandandolo a schiantarsi contro la parete opposta. Fai un’altra capriola e ti rimetti in piedi…per vedere che le cose non si non affatto messe al meglio. Davanti a te c’è un intero schieramento di Serpenti: Anaconda, Aspide, Bitis, Black Racer, Cervone, Crotalo, Fer De Lance, Mamba Nero. Otto pericolosi nemici in più.
-Tu e la tua amica avete sbagliato a venire qui da soli, Capitano.- li apostrofa Bitis –Non ce la farete mai contro tutti noi.-
Tu sospiri e rispondi.
-E chi ti ha mai detto che siamo venuti soli?-
In un luogo segreto una figura osserva dei monitor e sogghigna.
.Perfetto.- mormora –Tutto sta andando secondo i miei piani e adesso, è arrivato il momento di regolare vecchi conti.-
-Così dicendo, l’uomo termina di indossare un costume violetto ed indossa una maschera sopra il volto scarnificato dall’acido. Il barone Zemo è pronto a colpire ancora.
FINE TERZA PARTE
NOTE DELL’AUTORE
Rieccoci in pista con Capitan America in un racconto che non brilla per l’azione, forse, ma che ci trascina verso un finale dove ne vedrete anche troppa. Ed ora un po’ di note:
1) Dopo qualche assaggio dei primi episodi di questa serie, eccoci alla prima vera introduzione del cosiddetto V Battalion. Cosa sia esattamente, che scopi ha e chi siano i suoi membri, vi sarà definitivamente chiaro nel prossimo episodio in cui, tra l’altro, faremo la conoscenza del Commando V e dei suoi componenti. Di sicuro avrete colto la connessione con gli eroi della mitica Golden Age, ma per ora non dico di più.
2) Sir Roger Aubrey KC OBE ed una serie di altre lettere dopo il nome, troppe per metterle tutte (Quelle citate stanno per Knight Commander Order of the British Empire) ai tempi della Seconda Guerra Mondiale ha avuto ben due identità mascherate: quella del piccolo Dinamite, minuscolo eroe dal pugno d’acciaio, membro del gruppo dalla breve vita chiamato i Crociati ed in seguito quella del Potente Distruttore, che agiva direttamente dietro le linee naziste, in azioni di commando. Si ritirò a vita privata nel 1945 dopo la fine della guerra, ma non è stata la fine della sua storia
3) Il nonno del Tenente Martin Luther King Mitchell era Davy Mitchell, che col nome di Trottola Umana (Human Top, da non confondere con la Trottola, membro della Legione della Libertà prima e della squadra dei Vincitori poi, il cui nome in inglese è Whizzer) e con il potere di girare su se stesso a super velocità aveva fatto parte dei Commandos Minorenni, un gruppo di ragazzini superpotenti, la cui età media era di 15 anni, assieme a Bucky, Toro, il partner della Torcia Umana originale, e Golden Girl, dal 1942 al 1945. Ora l’onore dei riflettori spetta ai suoi nipoti, ma anche di questo parleremo nel prossimo episodio.
4) Ritorniamo a parlare del misterioso Superpatriota apparso su queste pagine nell’episodio #5. E poi non dite che mi dimentico le mie sottotrame. -_^
5) Il Senatore (non è specificato di quale Stato) degli Stati Uniti Kamal Rakim non è una mia invenzione, ma di Christopher Priest in Black Panther #6 (Cavalieri Marvel #6). Da giovane era un esponente del potere nero ed ora è un politico esperto, attento alle radici africane (come dimostra il suo stesso nome) che ha perso molto, ma non tutto, del suo estremismo giovanile.
6) Totalmente di mia invenzione sono, invece, il fatto che Rakim abbia sposato Leila Taylor, l’ex fiamma di Falcon e che quest’ultima sia la madre di due gemelle. Diciamo che è la mia strizzatina d’occhio all’universo MC2 e finiamola qui. -_^
7) Chi è Citizen V? Suvvia, di certo l’avete capito, non è vero? -_^ Un indizio? Non è Heike Zemo -_^
8) Ritorna il Barone Zemo, ma che ruolo ha in tutta la vicenda, se ne ha uno? Chissà -_^
9) Nota di continuity: l’apparizione di Marasso è precedente a quella di Villains #29 e quella di Diamante a quella di Avengers Icons #16
Nel prossimo episodio: come possono Capitan America e Citizen V sconfiggere ben dodici membri della Società dei Serpenti? Scopritelo con noi e se non vi basta: ancora i Figli del Serpente, Zemo e signora, altri sviluppi nella campagna elettorale di Sam Wilson, il segreto di Citizen V e molto altro ancora.
Carlo
[1] Negli ultimi due episodi
[2] In Vendicatori #30/33
[3] Vedi Vendicatori #9
[4] Come visto nel finale di “Facile come…” #3
[5] Acronimo di Assistant Director in Charge, in pratica il capo di tutta la baracca. -_^
[6] No, non la supereroina, bensì l’acronimo di White AngloSaxon, Protestant. (Bianco, AngloSassone, Protestante), oggi vado forte con gli acronimi -_^
[7] In Capitan America #9/10